Camminando verso la Pasqua
Ci avviciniamo sempre di più alla celebrazione del grande triduo Pasquale, nel quale ogni anno riviviamo sacramentalmente il mistero centrale della nostra salvezza. Mi preme ricordare quanto sia importante riconsiderare la motivazione che ci spinge a prendere parte non solo alle celebrazioni Pasquali, ma anche alle celebrazioni della domenica, Pasqua della settimana. È necessario riscoprire, anzitutto, che la partecipazione ai momenti sacramentali per un cristiano non è semplicemente un dovere o una norma da soddisfare ma deve nascere dalla consapevolezza che abbiamo bisogno di vivere l’incontro personale con Cristo, insieme alla comunità, ovvero alla chiesa, in modo concreto, reale, visibile: a questo serve la convocazione comunitaria. Possiamo constatare a maturità del cammino di fede in ognuno di noi allorquando viviamo stabilmente questo appuntamento, ovvero la domenica, e lo viviamo nella medesima celebrazione eucaristica. Può capitare ovviamente che a volte si vada a messa da una parte o da un’altra, ma dobbiamo tenere ben presente che la celebrazione non è semplicemente limitata dalla durata del rito della Santa Messa, ma deve coinvolgere tutta la nostra esistenza quotidianamente. Non solo, dobbiamo anche ricordare che, come chiesa, siamo chiamati a riconoscerci famiglia, tanto è vero che riconosciamo in Dio l’unico Padre e di conseguenza ci riconosciamo tra noi come fratelli. Quindi la domenica non è solo un “andare a Messa” ma è vivere insieme alla comunità, insieme ai volti familiari di coloro che condividono con noi questo territorio parrocchiale, il mistero Pasquale del Cristo che muore e risorge per la nostra salvezza. Frequentare le celebrazioni domenicali come “api in mezzo ai fiori”, ovvero andando una volta a san Ventura, un’altra volta a Sant’Andrea, e poi al tal Convento o al tal altro Santuario, porta a vivere questo momento riducendolo semplicemente all’occasione di andare a prendere Gesù ascoltando la sua parola e comunicando al suo corpo e sangue come se fosse un oggetto. Invece Gesù non è un oggetto da prendere bensì una persona da incontrare; non solo: è anche un evento al quale sono chiamato a prendere parte con tutta la mia vita. Diventa importante allora avere una comunità stabile nella quale vivere questo incontro. Vedere gli stessi volti ci aiuta anche a sentirci famiglia e quindi a rinsaldare e a rinnovare i nostri legami fraterni che, tra l’altro, sono indispensabili affinché la celebrazione sia vissuta pienamente. Rimango sempre sorpreso nel vedere con quanta fatica, per esempio, vengono occupati i primi banchi, che spesso rimangono vuoti. Se dovessimo andare a vedere qualche spettacolo o qualche altro evento faremmo ressa per avere i primi posti e per stare in prima fila, mentre quando siamo a Messa avanzano sempre i posti a sedere e spesso rimangono vuoti proprio quelli più vicini all’altare. Se come abbiamo detto la celebrazione domenicale è una celebrazione di famiglia, viene spontaneo chiedersi: perché i posti più vicini a Gesù, che ci invita ogni domenica in casa sua, rimangono sempre liberi? Chiediamoci questo, proprio per considerare in maniera seria quali siano i motivi per cui ci ritroviamo ogni domenica a celebrare la messa. Sorvolo poi sul fatto che spesso e volentieri, durante la celebrazione, si sta sempre a guardare l’orologio… come se si avesse fretta che finisca. Inoltre, ancora più avvilente, constatare come si arrivi quando la Santa Messa è iniziata o addirittura quasi finita. Si devono quindi veramente riconsiderare le motivazioni che portano la domenica a celebrare la messa. Quando si è invitati a pranzo o a cena da qualche parte, è tollerabile che si arrivi quando si è già iniziato a mangiare? Quando si è invitati a pranzo o a cena si ha un orario da osservare, oppure si inizia quando gli invitati sono arrivati tutti? Vale lo stesso per la celebrazione dell’Eucarestia! Bisogna arrivare prima che inizia e rimanere fino a che la cerimonia religiosa non è totalmente conclusa. Del resto, nessuno di noi, se invitato a pranzo o a cena, se ne va prima che sia stato servito il caffè, anzi, spesso si ferma anche oltre per scambiare due parole. Così l’occasione della Messa domenicale dovrebbe essere colta da ognuno di noi anche come opportunità di incontrarsi, per conoscersi meglio e per far sì che i volti di tutti rimangano impressi nella mente e nel cuore di ognuno, per essere facilitati anche nel ricordarsi di pregare gli uni per gli altri durante la settimana! Partecipare con la fretta di andarsene ha veramente poco senso. Per un vero cristiano dovrebbe essere alquanto piacevole soffermarsi più a lungo possibile nella casa del Signore, per stare con Lui, per incontrarsi tra fratelli, dal momento che con il Battesimo siamo tutti divenuti figli di Dio. Noi abbiamo bisogno del Signore, non viceversa. Se davvero riuscissimo a comprendere questo, ci renderemmo conto che forse, fino ad oggi, non abbiamo mai celebrato una Messa come si deve. Tuttavia non è mai tardi: abbiamo modo di poter iniziare, magari cominciando dalla celebrazione di questa Pasqua, a vivere l’Eucarestia come un incontro vero con Gesù presente nei sacramenti e con i fratelli che troviamo accanto a noi e con i quali condividiamo lo stesso Pane.
Santa Pasqua a tutti voi.
Don Diego Casini, priore parroco