La Pasqua: un incontro personale con Gesù
Scorrendo le pagine dei Vangeli con attenzione, ci possiamo rendere conto che ciascuno di essi narra la Resurrezione di Gesù in modo differente. I Vangeli, infatti, non sono la biografia di Gesù, ma il racconto dell’esperienza di Gesù fatta dai Discepoli e ciascuno di loro racconta in modo unico la storia del suo incontro con il Risorto.
Anche per ognuno di noi vale la stessa cosa: possiamo fare l’esperienza dell’incontro con Gesù ma ci troveremmo a raccontarci ciascuno una storia diversa, pur incontrando la stessa persona, e questo perché l’incontro avviene nella situazione che stiamo vivendo personalmente. Ciò significa che il Risorto non lo incontro in una condizione standard, ma è Lui che entra nella mia vita e nella mia storia, per incontrarmi così come sono.
Nel Vangelo di Giovanni, il tempo pasquale è presentato come un tempo di assenza e presenza, in cui si impara ad accettare e fare esperienza di Gesù in un modo nuovo. Ciò rispecchia gli alti e bassi della nostra vita: non viviamo sempre come se fossimo sulla cima di un monte, contemplando con facilità l’amore che Dio ha per noi; spesso ci troviamo nelle profondità delle nostre preoccupazioni, dei nostri problemi, della precarietà della nostra condizione e per riconoscere Gesù dobbiamo affrontare il combattimento interiore contro tutti i nostri demoni che ci impediscono di vederlo, ma in realtà Lui è sempre lì con noi.
“Il primo giorno della settimana”: così inizia il racconto della Resurrezione l’evangelista Giovanni per indicare un tempo nuovo, quello inaugurato dal Risorto, e una condizione nuova per incontrarlo.
“Quando era ancora buio”: l’evangelista, sottolineando questo specifico momento di buio, prima del sorgere del sole, sembra quasi voler alludere al prolungamento del Venerdì Santo, del tempo della crocefissione e morte di Gesù. È in questa condizione che si trova Maria di Magdala: è ancora immersa nella sofferenza e nella morte di Gesù, nei tragici eventi del venerdì. Vede solo la pietra che è stata spostata dall’ingresso della tomba e corre a dirlo a Pietro. In quel momento, è ancora smarrita nel suo lutto e non si guarda intorno, la rivelazione non ha ancora luogo.
“Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!”. Non è sola a vivere questo lutto, con lei c’è Pietro e gli altri apostoli, che ci rappresentano: come per essi, anche per noi risuona la domanda: “dov’è Gesù?”
Maria di Magdala è davanti alla tomba e sta cercando Gesù, come la sposa “del Cantico dei Cantici”. Non è un caso che l’incontro ha luogo nel giardino, simbolo della comunione: il giardino della creazione, dove l’umano è congiunto al Divino e camminano insieme nel freddo della notte; il giardino del Cantico dei Cantici dove l’anima cerca l’Amato; il giardino dove Gesù andò con i suoi Discepoli la notte prima della sua glorificazione, etc.
Maria di Magdala è la donna nuova, immagine della “Nuova Gerusalemme”, redenta dalla morte di Gesù. È in lacrime, immersa in una tristezza spirituale. Gli angeli davanti alla tomba chiedono: “Donna, perché piangi?” E lei risponde: “Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto”. Maria ritorna con la mente alla sua esperienza prima della Resurrezione; vede Gesù, ma non lo riconosce. Gesù ripete la domanda degli angeli, ma con uno stimolo per andare più in profondità: “Donna, perché piangi? Chi cerchi?”
Questa domanda ci riporta all’inizio del Vangelo di Giovanni, alla prima domanda posta da Gesù a quelli che diventeranno i suoi Discepoli: “Che cercate?” (Gv 1, 38).
Maria si volta una terza volta, ma era già di fronte a Gesù, anche se crede sia il custode del giardino. È necessario un cambiamento interiore prima che lei possa vedere quello che ha davanti ai suoi occhi, e solo quando si sente chiamata per nome dall’Amato, solo allora dirà “Rabbuni”.
“Non mi trattenere… va’ dai miei fratelli e dì loro…”: l’espressione “non mi trattenere” allude al fatto che la Maddalena continua a relazionarsi col Risorto alla maniera di prima, invece Gesù la porta a comprendere che ormai è tempo nuovo e quindi relazione nuova, che rimane personale, perché Gesù lo si incontra personalmente, ma altresì, non potrà essere un vero incontro con Lui senza la Chiesa: “Va dai miei fratelli”.
Don Diego, priore-parroco